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05 Mag 2018

Landsupport: uno strumento per aiutare le decisioni critiche nell’agricoltura 4.0

Una applicazione web rivoluzionaria che nasce dalla ricerca scientifica come strumento al servizio di una agricoltura innovativa, di una intelligente pianificazione del territorio e di uno sviluppo del turismo ecosostenibile in Europa. Sono queste le ambizioni di Landsupport, un progetto finanziato dall’Unione Europea nell’ambito di un bando “Horizon 2020” che sarà sviluppato nell’arco di tre anni e mezzo.

A coordinare il cammino sarà il CRISP (Centro di Ricerca Interdipartimentale dell’Università di Napoli Federico II). Il progetto – che sarà presentato il 30 e 31 maggio alla Reggia di Portici (NA), sede del CRISP, in un evento internazionale a cui prenderanno parte tutti i partner – coinvolge CNR, Ispra, Università Statale di Milano, Regione Campania ed Ariespace Srl con strutture omologhe da Austria, Ungheria, Spagna, Germania, Slovenia, Belgio, Francia, Libano e Malesia.

Landsupport, in sintesi, sarà uno strumento di supporto alle decisioni di politici e amministratori a livello europeo, nazionale e locale, per prendere decisioni informate sulla gestione del suolo e del territorio, anche in ottemperanza alle numerose e complesse direttive comunitarie. Un complesso sistema informatico, basandosi su modelli di simulazione dinamici, consentirà via web agli utenti di ottenere risposte a problematiche di pianificazione, gestione, fruizione del territorio ed analisi di scenario.

Landsupport, dal punto di vista tecnico, è un contenitore di 15 famiglie di tool, su agricoltura, pianificazione e turismo ecosostenibile, sviluppati dai ricercatori del partenariato internazionale.

Innovative, in particolare, le potenzialità dello strumento in agricoltura. Tramite smarthphone l’utente potrà conoscere i parametri relativi alla pianta ed al suolo e caricare i propri dati certificati contribuendo a migliorare la qualità delle risposte specifiche che Landsupport fornirà a ciascun utente su irrigazione, fertilizzazione, raccolta e potenziale insorgenza di agenti patogeni. Tutto ciò reso possibile grazie alla tecnologia FMIS (Farm Management Information System), una delle frontiere innovative dell’agricoltura 4.0. (smart o digital Agriculture).

Allo stesso modo il pianificatore territoriale, nell’ottica di diminuire il consumo di suolo e meglio gestire il territorio, potrà selezionare una o più porzioni di territorio ed ottenere informazioni su tassi della copertura ed impermeabilizzazionesprawl (dispersione insediativa) e compattezza degli insediamenti, frammentazione del territorio rurale, qualità dell’uso dei suoli nel tempo.

Le informazioni così ottenute dovrebbero supportare decisori, amministratori e tecnici in scelte più consapevoli, per preservare corridoi ecologici e mitigare l’impatto dell’uso del suolo.

Una famiglia di tool sarà inoltre dedicata al turismo ecosostenibile ed alla fruizione culturale, estetica e ricreativa del territorio. Landsuport fornirà dati, informazioni e mappe di tipicità enogastronomiche, di sentieri pedonali e percorsi ciclabili, di punti panoramici e del patrimonio artistico e storico.

Articolo tratto da Greenews.it

20 Mar 2018

Sicilia, Gennuso: “Agricoltura al collasso, Musumeci apra un tavolo con Bruxelles”

“L’agricoltura in Sicilia è oramai al collasso. Il presidente della Regione Musumeci convochi tutti gli eurodeputati e l’assessore regionale al ramo e apra un tavolo serio con Bruxelles”. A lanciare l’ennesimo grido dall’allarme è il deputato all’Ars, Pippo Gennuso, sollecitato dai produttori della sud est, Pachino, Rosolini, Portopalo, Ispica e Pozzallo, entrati nel tunnel della crisi che sembra non avere via d’uscite. ” Ammiro gli sforzi dell’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera da me sollecitato – che sta monitorando la situazione dei produttori nelle province di Siracusa e Ragusa e plaudo il suo comportamento per avere bloccato due giorni fa, attraverso il Corpo forestale, una nave che voleva attraccare a Pozzallo con 50 tonnellate di grano proveniente dal Pakistan. Ma da solo contro i trattati europei e le assurde tolleranze dell’Ue, serve un’azione forte di contrasto con in prima linea il governatore, tutti gli eurodeputati siciliani, ed i parlamentari del territorio. Musumeci chieda l’intervento pure del presidente del Parlamento Europea, Antonio Tajani, perchè la questione è generalizzata e non riguarda soltanto il Mezzogiorno d’Italia. Qui non si tratta di una battaglia di colore o politica, c’è in palio la salvaguardia di migliaia di produttori che vedono i mercati invasi da merce che arriva da ogni parte del mondo. Non è possibile lasciare il raccolto sui campi, perchè i costi non riescono neppure a compensare le spese. Mi riferisco al pomodoro, zucchine, melanzane. Poi c’è anche la tragedia degli agrumi che nel trinagolo di Lentini – Carlentini e Francofonte sono rimasti negli alberi. Bisogna fermare questa invasione in agricoltura e studiare formule che rendano competitivi i prodotti della nostra terra. Con questo andazzo – aggiunge Gennuso – non è possibile tutelare il “Made in Italy” perchè un’ora di lavoro fatto in Africa forse viene pagato a un euro, altra cosa è qui in Sicilia. Ci troviamo di fronte ad una concorrenza sleale. I consumatori, tra l’altro, non sanno cosa acquistano e se nelle loro tavole portano prodotti carichi di pesticidi. Questo scempio va fermato in tempi rapidi”.

Tratto da NuovoSud.it

11 Feb 2018

Tutela produzioni agricole siciliane, Coldiretti: “Necessaria promozione e sostegno prodotti locali”

“L’imposizione di prodotti regionali da commercializzare è anticostituzionale e chiunque prometta iniziative di questo genere, addirittura imponendo per legge che nella grande distribuzione il 50 per cento dei prodotti siano siciliani, lo fa perché è in campagna elettorale. Nessuna norma regionale o nazionale può stabilire percentuali simili”.

E’ quanto afferma Coldiretti Sicilia in riferimento alle dichiarazioni seguite allo scandalo del pomodoro pachino importato e venduto nel paese siracusano e ai conseguenti disegni di legge regionali indicati da alcuni deputati all’Ars che innestano solo false speranze.

“Di diversa naturale è la promozione e il sostegno alle produzioni agricole e alimentari dei piccoli comuni anche in forma associata per garantire il consumo e la commercializzazione dei prodotti – prosegue -. Il made in Sicilia è un brand che va consolidato anche grazie alla legge n. 158 del 2017 consente proprio ai piccoli comuni che rappresentano il tessuto agricolo siciliano, di agire anche in forma associata per tutelare la filiera corta. Se la difesa di produzioni regionali con un eventuale ‘obbligo’ di commercializzare le produzioni locali lede i principi di libero scambio e quindi non può essere attuata, per Coldiretti Sicilia sono possibili soluzioni alternative attraverso la registrazione di marchi di qualità regionali il cui utilizzo deve essere garantito a qualsiasi produttore residente nell’Unione europea che rispetti il regolamento e le condizioni di qualità fissate nel disciplinare di produzione, al fine di assicurare il rispetto del principio di libera concorrenza tra gli Stati membri dell’UE. Contro gli accordi come il Ceta che limitano le esportazioni di prodotti riconosciuti e permettono l’ingresso nel nostro Paese occorre reagire aggregando le produzioni e differenziandole. Nel libero mercato – conclude Coldiretti Sicilia – la tracciabilità e l’identificazione sono vincenti”.

Articolo tratto da BlogSicilia.it