Agricoltura, la Sicilia resiste a chiusura aziende

Dati dell’Annuario statistico italiano (Istat): nell’Isola in 3 anni si è registrata una contrazione del 7,2%, in Italia del 9,3%. In diminuzione anche la superfice agricola utilizzata (Sau)

PALERMO – L’agricoltura siciliana resiste con qualche difficoltà alla moria di aziende e alla diminuzione della superficie agricola utilizzata registrate dall’Istat nel nostro Paese.
Le aziende agricole italiane nel 2013 sono 1,5 milioni con una contrazione del 9,3% rispetto al 2010. In Sicilia sono 203.764 con una diminuzione del 7,2% che, seppur significativa, si attesta al di sotto della media italiana. Anche la superficie agricola diminuisce, scrive l’Istat nell’annuario statistico, ma in misura minore rispetto al numero di aziende: tra il Censimento 2010 e il 2013 il calo è del 3,3 per cento per la Superficie agricola utilizzata (Sau) e del 2,4 per cento per la superficie totale (Sat). La dimensione media delle aziende, pertanto, aumenta, da 7,9 a 8,4 ettari. In Sicilia la Sau diminuisce dello 0,9% e la Sat dell’1,3%.
Analizzando il Paese per macroaree è evidente che la diminuzione della Sau è maggiore nel Nord-ovest (-5,7 per cento) e al Centro (-6,3 per cento), mentre risulta più contenuta nel Nord-est (-1,7 per cento), nel Sud (-3,0 per cento) e nelle Isole (-0,9 per cento). La nostra Isola, dopo la Campania (-0,8%), appare dunque tra le regioni che hanno perso meno Sau negli anni analizzati. Situazione critica, invece, per Molise (-10,6%) e Lazio (-7%) che dal 2010 al 2013 hanno perso quote importanti di superficie agricola utilizzata.
Nel 2013 sono stati investiti a seminativi 6,8 milioni di ettari, le coltivazioni legnose agrarie occupano 2,3 milioni di ettari e i prati permanenti e pascoli 3,3 milioni di ettari. Il Nord e il Centro sono decisamente caratterizzati da superfici investite a seminativi (oltre il 60 per cento della Sau è utilizzato per queste colture), mentre nel Sud si osserva la maggiore quota di Sau (30,0) impegnata in permanenti (fruttiferi, agrumi, vite, olivo).
A ben guardare l’aspetto qualitativo, l’Italia si conferma primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stgconferiti dall’Unione europea, con un totale di 278 prodotti di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2015, nove in più rispetto al 2014. Le specialità Dop e Igp sono ampiamente diffuse sul territorio, scrive l’Istat, ma alcune regioni spiccano rispetto alle altre, in particolare l’Emilia-Romagna e il Veneto, molto ricche di Dop e Igp (rispettivamente 42 e 36 prodotti). Nel Nord emergono anche Lombardia e Piemonte con 32 e 22 specialità, mentre nel Centro si distinguono Toscana e Lazio con 28 e 26 prodotti e nel Mezzogiorno, Sicilia e Campania con 29 e 22 riconoscimenti. Molto diversa è la distribuzione della superficie interessata alle Dop e Igp, che per oltre i tre quarti (76,6 per cento) si concentrano nelle regioni centro-meridionali (il 45,0 per cento nel Centro e il 31,6 per cento nel Mezzogiorno).
Infine, l’analisi delle giornate di lavoro complessivamente prestate in azienda rimangono sostanzialmente invariate rispetto al censimento 2010 (circa 253 milioni). Si conferma il carattere tipicamente familiare dell’agricoltura italiana: le giornate di lavoro della manodopera familiare (circa 196 milioni) rappresentano il 77,4 per cento del totale. Tuttavia, rispetto agli anni precedenti, si osserva una diminuzione di questa componente a fronte di un aumento della manodopera extra-familiare. Per questa tipologia di manodopera si assiste ad un aumento sia delle giornate lavorative per il personale a tempo indeterminato, sia di quelle relative alla manodopera a tempo determinato, comprendente la manodopera saltuaria aziendale e quella non assunta direttamente. La Sicilia fa registrare ben 18.183.662 giornate di lavoro della manodopera familiare contro le 7.748.124 giornate di lavoro dell’altra manodopera a tempo determinato e appena 416.051 a tempo indeterminato.
Articolo tratto da QDS.it