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31 Gen 2018

Innovazione imprese agricole, fondi in Sicilia

L’Ice e l’Università di Messina organizzano il primo corso per permettere alle aziende del settore di raggiungere i mercati esteri. Iniziativa del Piano Export Sud 2 finanziata con fondi Ponic 2014-2020.

PALERMO – Perché l’agricoltura non è più solo questione di coltivazione e di terreni. Per crescere ed andare avanti, in un mondo sempre più globale e “collegato” per vie telematiche, le imprese agricole devono inserirsi in una nuova prospettiva, più ampia e aperta all’innovazione tecnologica e digitale. A queste necessità hanno cercato di rispondere l’Ice, l’istituto internazionale commercio estero, e l’Università di Messina, con l’organizzazione del primo corso per imprese sull’innovazione digitale per raggiungere i mercati esteri, su iniziativa del Piano Export Sud 2, finanziata con fondi Ponic 2014-2020.
Il corso è stato riservato ad un massimo di 25 partecipanti provenienti da micro, piccole e medie imprese e consorzi regolarmente iscritti al registro delle imprese della camera di commercio territorialmente competente, unitamente a reti di impresa nonché start up, centri di ricerca e poli tecnologici. Le aziende partecipanti, dopo le quattro giornate di lezione, che si terranno nel mese di febbraio, saranno in grado di comunicare attraverso i principali strumenti digitali, realizzare campagne di web marketing e progetti di e-commerce anche nei mercati complessi (Stati Uniti, Medio Oriente, Russia, Asia e Oceania). A seguito della partecipazione alla fase di aula, per quelle aziende che avranno partecipato ad almeno tre giornate su quattro, verranno erogate 12 ore di affiancamento personalizzato tramite esperti e docenti della faculty Ice, per approfondimenti specifici e assistenza alle aziende che vorranno realizzare e valorizzare un progetto di innovazione digitale volto all’export.
L’affiancamento personalizzato prevede per le imprese il riconoscimento di un aiuto di Stato figurativo de minimis del valore di 1.320 euro per ogni impresa che ne usufruirà. Sono state ammesse a partecipare alla selezione le imprese che hanno sede operativa nella regione Sicilia, in regola con le norme vigenti in materia fiscale, assistenziale e previdenziale e in possesso di potenzialità di internazionalizzazione e capacità di apertura verso il mercato. L’ultimo punto prevede, come requisiti minimi: il possesso di un sito internet o, in alternativa, la presenza con una pagina informativa in un social network; la capacità di garantire una risposta telematica (ad esempio posta elettronica) almeno in una lingua straniera alle richieste provenienti da interlocutori esteri. In ultimo, le imprese non devono essere in stato di fallimento, di liquidazione o di amministrazione controllata.
Le aziende candidate che rispondono ai requisiti di ammissibilità sono state ammesse secondo l’ordine cronologico di trasmissione via pec della domanda di iscrizione. Il Piano Export Sud II, all’interno del quale si inserisce questa iniziativa lavora a sostegno delle Regioni cosiddette meno sviluppate (Campania, Calabria, Puglia Basilicata e Sicilia) e delle Regioni definite “in transizione” (Abruzzo, Molise e Sardegna) rientra nelle misure previste dal Pon “Imprese e competitività” 2014-2020 Fesr-Asse III competitività Pmi, azione 3.4.1. “Progetti di Promozione dell’export destinati a imprese e loro forme aggregate individuate su base territoriale o settoriale”.
Con la realizzazione di questo corso Ice Agenzia e l’Università di Messina vogliono dare un contributo per far comprendere alle imprese le potenzialità del mondo digitale ed il loro positivo impatto sulle strategie aziendali per raggiungere il cliente estero, anche in una chiave di opportunità offerte dalla cosiddetta quarta rivoluzione industriale Impresa 4.0.
Articolo tratto da QdS.it
31 Gen 2018

Agricoltura: Sicilia riapre a export pomodoro in Canada

Palermo, 30 gen. (AdnKronos) – Dopo la recente approvazione delle procedure di commercializzazione degli agrumi verso la Cina, anche il pomodoro fresco si affaccia sui Paesi extra Ue. E’ stato pubblicato oggi sul sito dell’assessorato regionale all’Agricoltura l’avviso pubblico rivolto alle aziende interessate all’esportazione di pomodoro per il consumo fresco in Canada. Si riapre così il flusso commerciale interrotto, negli ultimi anni, a seguito del cambiamento in Canada della normativa riguardante i carichi di pomodoro provenienti dall’Italia. La decisione è stata presa per prevenire l’introduzione della Tuta absoluta, un insetto considerato da quarantena dalle autorità fitosanitarie canadesi, ma largamente diffuso nel territorio regionale e in Italia.

La decisione prevede che l’Italia possa esportare solo a condizione che la coltivazione di pomodoro venga condotta secondo un sistema (System Approach) concordato con le predette autorità e che sia in grado di ridurre il rischio di introduzione del parassita. Le aziende interessate ad intraprendere la commercializzazione di questo prodotto potranno manifestare il proprio interesse al Servizio fitosanitario regionale entro il 12 febbraio 2018 il quale avrà cura di coordinare le procedure tecniche, nonché le attività di visita della delegazione degli ispettori canadesi.

“In un momento di crisi come quello che sta attraversando in questi giorni il comparto dell’ortofrutta in Sicilia – ha sottolineato l’assessore regionale Edy Bandiera – l’export extra Ue può rappresentare un grande volano per le aziende siciliane che puntano su tipicità e qualità del prodotto. Contiamo di concludere la trattativa entro questa campagna commerciale o al massimo entro l’inizio della prossima”.

Articolo tratto da LiberoQuotidiano.it

30 Gen 2018

Agricoltura in ginocchio, senza piogge sono guai: chiesto lo stato di crisi

Attorno ad un tavolo si sono seduti i sindaci dei comuni più colpiti, gli invasi sono vuoti.

Abbiamo chiesto alla Regione – ha detto il sindaco di Bivona, Cinà   l’attivazione dell’unità di crisi per far fronte alla grave situazione irrigua delle campagne visto che si prevede nei prossimi mesi un problema serio siccità che mette a rischio piante e prodotti agricoli mentre le dighe sono già quasi vuote”. Secondo quanto riferisce l’edizione odierna del Giornale di Sicilia, in emergenza sono i comuni di: Caltabellotta, Calamonaci, Burgio, Villafranca Sicula e Bivona. “Abbiamo sollecitato – aggiunge il sindaco di Bivona – la razionalizzazione delle attuali risorse idriche, l’erogazione dell’acqua attraverso l’adduttore dalla traversa di Gammauta alla diga Castello, la possibilità di fare irrigazione di soccorso. Un tavolo tecnico con i sindaci dei Comuni in emergenza, ma anche i rappresentati delle organizzazioni professionali agricole, tutti preoccupati per le scarse risorse idriche presenti negli invasi. Sono state chieste delle risposte entro pochi giorni.

Articolo tratto da AgrigentoNotizie.it

30 Gen 2018

Agricoltura più sostenibile, la svolta di Syngenta

Roma, 29 gen. – (AdnKronos) – Syngenta annuncia di aver affidato la nuova posizione di Chief Sustainability Officer (Cso) ad Alexandra Brand, già Regional Director Europe, Africa, Middle East. In qualità di Cso, Alexandra Brand riferirà direttamente al Ceo Erik Fyrwald. Alexandra Brand guiderà il Business Sustainability Group, creato recentemente da Syngenta per raggruppare e sviluppare ulteriormente le iniziative legate alla sostenibilità già esistenti, tra cui The Good Growth Plan, il piano ambizioso di obiettivi concreti che l’azienda si impegna a raggiungere per rispondere alle sfide cruciali dell’agricoltura.

Questo nuovo gruppo, inoltre, avrà il compito di portare avanti la futura agenda dell’azienda sulla sostenibilità e di fornire le linee guida per le attività di Regulatory Affairs, Sustainability and Stewardship, External Affairs and Communications. “Abbiamo già un ruolo importante nella sfida di nutrire il pianeta, ma vogliamo fare ancora di più – afferma Erik Fyrwald – Per renderlo possibile dobbiamo confrontarci con i governi, le Ong, gli accademici e con l’intera filiera agro-alimentare sulle sfide e le opportunità politiche e sociali del nostro settore”.

“In quest’ottica – continua il Ceo Erik Fyrwald – vogliamo superare i traguardi già raggiunti per determinare insieme cosa significherà in futuro un’agricoltura più sostenibile. Sarà fondamentale, quindi, il nuovo ruolo appena affidato ad Alexandra Brand, una manager che conosce bene l’agricoltura di oggi e che ha una visione di lungo periodo per immaginare come sarà fare agricoltura in futuro, coniugando produttività da una parte e attenzione all’impatto ambientale dall’altra”.

“Quando sono entrata in Syngenta qualche anno fa – dichiara Alexandra Brand – ho potuto toccare con mano quanto importante fosse per l’azienda costruire un modello di agricoltura sostenibile. Il Good Growth Plan rappresenta, infatti, una sfida concreta e ambiziosa che l’azienda si è data per riuscire a sfamare una popolazione mondiale in crescita, consumando meno risorse”.

“Sono davvero entusiasta dell’opportunità di prendere il timone e guidare i prossimi cambiamenti della nostra azienda e, di conseguenza, del nostro settore. Ma sono cosciente che obiettivi così ambiziosi hanno anche bisogno di soluzioni reali e un forte approccio collaborativo. Stiamo quindi cercando di stringere nuove partnership, lavorando al fianco di gruppi e associazioni con i quali non avremmo potuto collaborare in passato. I risultati significativi del Good Growth Plan – conclude – sono per noi già una base di partenza per migliorare ulteriormente la sostenibilità dell’agricoltura globale, con trasparenza, impegno e passione”.

Articolo tratto da LaSicilia.it

23 Gen 2018

IPM Essen 2018 – Germania

Al via per giorno 23 Gennaio 2018 la Fiera del Giardinaggio Leader al Mondo, l'IPM Essen 2018

Il mondo intero si riunisce alla IPM ESSEN, punto d’incontro globale del settore delle piante nonché imprescindibile piattaforma di ispirazione, comunicazione e conferimento di ordini. Qui si presentano le novità, si illustrano i trend e si discutono in modo competente i temi del futuro. Venite a scoprire le più recenti creazioni verdi, gli ultimi sviluppi tecnologici innovativi e le tendenze più popolari dell’arte floristica. Con i suoi concetti di marketing mirati per il POS, la fiera del giardinaggio leader nel mondo vi offre nuove ispirazioni per il vostro negozio.

 

 
 
 
 
 
23 Gen 2018

Agricoltura, la Sicilia resiste a chiusura aziende

Dati dell’Annuario statistico italiano (Istat): nell’Isola in 3 anni si è registrata una contrazione del 7,2%, in Italia del 9,3%. In diminuzione anche la superfice agricola utilizzata (Sau)

PALERMO – L’agricoltura siciliana resiste con qualche difficoltà alla moria di aziende e alla diminuzione della superficie agricola utilizzata registrate dall’Istat nel nostro Paese.
Le aziende agricole italiane nel 2013 sono 1,5 milioni con una contrazione del 9,3% rispetto al 2010. In Sicilia sono 203.764 con una diminuzione del 7,2% che, seppur significativa, si attesta al di sotto della media italiana. Anche la superficie agricola diminuisce, scrive l’Istat nell’annuario statistico, ma in misura minore rispetto al numero di aziende: tra il Censimento 2010 e il 2013 il calo è del 3,3 per cento per la Superficie agricola utilizzata (Sau) e del 2,4 per cento per la superficie totale (Sat). La dimensione media delle aziende, pertanto, aumenta, da 7,9 a 8,4 ettari. In Sicilia la Sau diminuisce dello 0,9% e la Sat dell’1,3%.
Analizzando il Paese per macroaree è evidente che la diminuzione della Sau è maggiore nel Nord-ovest (-5,7 per cento) e al Centro (-6,3 per cento), mentre risulta più contenuta nel Nord-est (-1,7 per cento), nel Sud (-3,0 per cento) e nelle Isole (-0,9 per cento). La nostra Isola, dopo la Campania (-0,8%), appare dunque tra le regioni che hanno perso meno Sau negli anni analizzati. Situazione critica, invece, per Molise (-10,6%) e Lazio (-7%) che dal 2010 al 2013 hanno perso quote importanti di superficie agricola utilizzata.
Nel 2013 sono stati investiti a seminativi 6,8 milioni di ettari, le coltivazioni legnose agrarie occupano 2,3 milioni di ettari e i prati permanenti e pascoli 3,3 milioni di ettari. Il Nord e il Centro sono decisamente caratterizzati da superfici investite a seminativi (oltre il 60 per cento della Sau è utilizzato per queste colture), mentre nel Sud si osserva la maggiore quota di Sau (30,0) impegnata in permanenti (fruttiferi, agrumi, vite, olivo).
A ben guardare l’aspetto qualitativo, l’Italia si conferma primo Paese per numero di riconoscimenti Dop, Igp e Stgconferiti dall’Unione europea, con un totale di 278 prodotti di qualità riconosciuti al 31 dicembre 2015, nove in più rispetto al 2014. Le specialità Dop e Igp sono ampiamente diffuse sul territorio, scrive l’Istat, ma alcune regioni spiccano rispetto alle altre, in particolare l’Emilia-Romagna e il Veneto, molto ricche di Dop e Igp (rispettivamente 42 e 36 prodotti). Nel Nord emergono anche Lombardia e Piemonte con 32 e 22 specialità, mentre nel Centro si distinguono Toscana e Lazio con 28 e 26 prodotti e nel Mezzogiorno, Sicilia e Campania con 29 e 22 riconoscimenti. Molto diversa è la distribuzione della superficie interessata alle Dop e Igp, che per oltre i tre quarti (76,6 per cento) si concentrano nelle regioni centro-meridionali (il 45,0 per cento nel Centro e il 31,6 per cento nel Mezzogiorno).
Infine, l’analisi delle giornate di lavoro complessivamente prestate in azienda rimangono sostanzialmente invariate rispetto al censimento 2010 (circa 253 milioni). Si conferma il carattere tipicamente familiare dell’agricoltura italiana: le giornate di lavoro della manodopera familiare (circa 196 milioni) rappresentano il 77,4 per cento del totale. Tuttavia, rispetto agli anni precedenti, si osserva una diminuzione di questa componente a fronte di un aumento della manodopera extra-familiare. Per questa tipologia di manodopera si assiste ad un aumento sia delle giornate lavorative per il personale a tempo indeterminato, sia di quelle relative alla manodopera a tempo determinato, comprendente la manodopera saltuaria aziendale e quella non assunta direttamente. La Sicilia fa registrare ben 18.183.662 giornate di lavoro della manodopera familiare contro le 7.748.124 giornate di lavoro dell’altra manodopera a tempo determinato e appena 416.051 a tempo indeterminato.
Articolo tratto da QDS.it
19 Gen 2018

Ecogruppo Italia: il Biologico certificato dalla Sicilia a Biofach 2018

Angelo Maugeri, fondatore Ecogruppo Italia, risponde alle domande di cronaca sul biologico certificato

Ecogruppo Italia, fondata da Angelo Maugeri, ha compiuto nel 2017 venticinque anni di storia e come organismo di Controllo e Certificazione, da San Giovanni la Punta, in provincia di Catania, rilancia con forza il proprio messaggio alle oltre 5000 aziende italiane e le 600 al di là delle Alpi: “Dalla crisi del 2007 il biologico è sempre stato un comparto che controcorrente si è mantenuto in crescita”sostiene apertamente Maugeri riconfermando la propria presenza a Biofach, la maggiore fiera del biologico al mondo, prevista dal 14 al 17 febbraio a Norimberga in Germania, dichiarando anche che “L’Italia fa sempre da apripista, ma spesso si fa raggiungere e superare. Bisogna fare attenzione a inasprire la burocrazia, e lasciare che gli organismi di controllo abbiano in mano strumenti efficaci per controllare”

Angelo Maugeri guarda la sua terra, dalla finestra sull’Etna della nuova sede degli uffici direzionali, con orgoglio tutto siciliano. Il nuovo edificio, in acciaio e vetro, è stato progettato e realizzato con l’ausilio di pannelli isolanti, nell’obiettivo di tutelare chi lavora e l’ambiente in cui si trova, capace di resistere a un grado 9 della scala Mercalli, inclusa la presenza di un mini depuratore e del fotovoltaico.

Dr Maugeri cosa vede veramente dalla nuova sede?

Quando ho iniziato ero giovanissimo e andavamo contro corrente e se posso permettermi era come partecipare a una gara dei cento metri, con lo svantaggio di avere tutti gli altri avanti di cinquanta. Oggi  abbiamo cinque sedi distaccate in Italia, e una a Sofia, in Bulgaria. Partecipiamo ad accordi internazionali e grazie a partnership importanti guardiamo ora alla Turchia e all’Asia minore, ma dopo 25 anni abbiamo voluto rilanciare un messaggio forte, che sia da stimolo per chi lavora con noi e un simbolo per chi ci guarda dall’estero: dal Sud, da dove tutti scappano, si può fare molto, basta la volontà di pensare in grande e farlo riconoscendo i meriti delle persone e del territorio in cui siamo nati.

Il simbolico edificio a impatto zero si trova sulla strada per il vulcano e ne trae, evidentemente, la sua energia positiva. Ecogruppo Italia oggi, può vantare di essere tra i primi organismi ad aver ottenuto nel 1996 l’autorizzazione ministeriale ad eseguire controlli e certificazioni in agricoltura biologica. L’azienda opera nel campo dei prodotti ecosostenibili, in ambiti che interessano l’agricoltura, l’industria manifatturiera e di trasformazione e quella dei servizi. L’agroalimentare, la cosmesi, la detergenza, il packaging e le strutture ricettive sono l’ambito operativo. Inoltre consolidate partnership, consentono di fornire i servizi anche sui mercati del nord e sud America.

Dr Maugeri cosa è cambiato e cosa si può ancora fare per il Biologico?

Produrre Biologico non è per tutti, ma dovrebbe essere a portata di tutti: bisognerebbe rilanciare le aziende marginali, quelle da cui è nato il biologico, le piccole aziende che si trovano in zone impervie, ma che sono state e restano le vere sentinelle dell’agricoltura, cui dovrebbero essere destinati i contributi.

Per esempio in Sicilia tutto è partito con le mandorle e gli agrumi. Si potrebbe dare a queste aziende la possibilità, per esempio, di rimettere in sesto i muretti a secco, che oggi con l’abbandono delle terre, sono causa anche del dissesto idrogeologico. Poi per quanto riguarda i controlli, portare avanti la lotta contro i pesticidi ma su tutta la filiera produttiva e non secondo timing legislativi. I controlli devono essere fatti sull’acqua, sulle foglie, sul terreno, prima, durante e alla fine della produzione e non in date previste, ma essere liberi di farlo in qualunque momento, e comunque in quelli più opportuni. Infine, non serve inasprire con le multe, ma lavorare con il sistema dei controlli. Noi denunciamo le aziende che troviamo in fallo, quando effettuiamo controlli accurati anche prima della produzione, ma se poi la regolamentazione sul prodotto finito permette di eludere le percentuali, causa un decreto precedente, il nostro lavoro è inutile. E’ come se la polizia durante un furto, punisse un ladro colpendolo con dei fiori e facendo un rimprovero. Bisogna aumentare gli organismi di controllo

Dr Maugeri qual’è la sua esperienza all’estero?

Innanzitutto noi siamo fornitori di un servizio, non produciamo direttamente, ma se si vuole sviluppare l’economia all’estero bisogna farlo aiutando il sistema di produzione ad essere in linea con le direttive internazionali.
Noi seguiamo chi produce non colonizziamo. Bisogna produrre all’estero per creare all’estero, senza fare concorrenza ai prodotti europei. Noi operiamo grazie ad accordi internazionali

Ecogruppo Italia certifica le produzioni alimentari biologiche secondo i seguenti standard: Biologico UE, Deliant, Bio Suisse.
Segue la Normativa dell’Unione Europea sul regolamento CE 834/2007 e sul successivo regolamento CE 889/2008. In Italia il regolamento CE 834/2007 è stato recepito tramite il Decreto Ministeriale 18354/2009, analogamente il continuo evolversi della normativa nazionale sarà possibile tramite il portale www.sinab.it

In Italia le battaglie sono sul campo del nuovo DDL – Disposizioni per lo sviluppo e la competitività della produzione agricola e agroalimentare e dell’acquacoltura effettuate con metodo biologico – in uscita dalla 9a Commissione permanente Agricoltura e produzione agroalimentare del Senato.

Dr Maugeri quali sono le proposte che porterete avanti?

A partire da gennaio le proposte vertono su due fattori: il primo rendere più flessibile la burocrazia; secondo operare in sinergia con il sistema delle organizzazioni che operano sulle certificazioni e direttamente sui controlli, con maggiore possibilità di essere autorevoli in materia di contestazioni. Inoltre, non dimentichiamo mai che per fare un prodotto biologico ci vuole tempo.”

Articolo tratto da BioDiversitywar.it

 

 

17 Gen 2018

Agricoltura e Pesca – 70 milioni di bandi regionali senza copertura

“E’ urgente che il Governo agisca con responsabilità, rispetto ai tanti bandi emanati negli ultimi mesi nei settori dell’Agricoltura e della Pesca senza che gli stessi abbiano copertura finanziaria. Si tratta di bandi a valere sul FEAMP (fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca 2014-2010) per circa 70 milioni di euro, di cui 6 milioni a carico della Regione non ancora previsti, con decine di potenziali beneficiari impegnati a preparare progetti che potrebbero essere del tutto inutili.

Il Governo trovi una soluzione o ritiri questi bandi, per non apparire la pessima fotocopia di chi lo ha preceduto.”

Lo ha dichiarato stamattina l’onorevole Cateno De Luca durante i lavori della Commissione Bilancio all’ARS in merito all’intervento dell’Assessore all’Agricoltura e la Pesca Edy Bandiera.

“Anche in questi due importanti settori della nostra economia – afferma De Luca – Musumeci e i suoi assessori devono chiarire quali siano le linee su cui si muoveranno rispetto al generico intento di “rivedere” la programmazione della spesa. E’ ora di mettere da parte un approccio meramente ragionieristico dove a contare è il “quanto” si spende piuttosto del “come” si spende. Ne è la prova la vicenda della Circolare sul sostegno alle piccole imprese agricole, con la quale, a fronte di un limite comunitario del 75% di intensità del sostegno, in Sicilia ci si ferma al 45%. Se il nostro tessuto imprenditoriale in questi settori è rappresentato da piccole aziende, spesso familiari, non si può proseguire ad emettere bandi, per altro copiati male da altre realtà regionali, che non tengono in alcun conto la nostra realtà storica, culturale ed economica.

Occorre una impostazione strategica che di questo patrimonio storico, tanto in agricoltura quanto nella pesca, metta a frutto la ricchezza e le tradizioni. Non è ammissibile, per fare un esempio, che i nostri agriturismi non siano collegato con il territorio che li circonda, che vendano per esempio miele di Bolzano piuttosto che quello ottimo prodotto dai nostri apicoltori. Un approccio che non sia meramente legato ai conti, non può non mettere al centro un impegno per il serio rilancio e valorizzazione della nostra identità rurale.”

“Sapere che si è speso l’80% piuttosto che il 100% – conclude De Luca – non è importante se poi manca la visione politica che dice a cosa servono quei soldi e verso quale idea di sviluppo sono stati spesi.”

Articolo tratto da Canale Sicilia

12 Gen 2018

Sicilia al top per specialità Dop e Igp: ecco quali sono i borghi gourmet

L’isola è la prima nel Sud Italia secondo uno studio di Coldiretti/Symbola su «Piccoli comuni e tipicità»

La Sicilia conquista il primo posto tra le regioni del Sud con il maggior numero di prodotti Dop e Igp che in 8 casi su 10 nascono sul territorio dei piccoli comuni. Due le specialità che rappresentano il risultato esclusivo di queste realtà sotto i cinquemila abitanti, di cui hanno ereditato anche il nome geografico: la pesca di Bivona e il salame Sant’Angelo.

«I piccoli Comuni – commenta il presidente regionale Coldiretti Sicilia, Francesco Ferreri – rappresentano opportunità straordinarie per far conoscere il paniere di specialità di cui sono ricche ma al basso costo della vita, all’aria pura, alle varie opportunità di crescita che derivano proprio dall’agricoltura si contrappone la carenza infrastrutturale. L’agricoltura rimane la carta vincente di queste realtà che vanno valorizzate incentivando attività imprenditoriali che mirano alla realizzazione di progetti di crescita». Anche le isole più piccole, come ad esempio quella palermitana di Ustica, nel cuore del mar Tirreno, hanno legato il loro nome a prodotti esclusivi. E’ il caso delle minuscole e laviche lenticchie di cui vanno fieri i 1308 abitanti dell’isola.

Le opportunità di lavoro per i giovani, e un pezzo di futuro dell’economia italiana, si snodano tra le lenticchie di Altamura, iscritte ieri nel registro delle denominazioni di origine protette, le vigne, gli oliveti, e le colture di carciofo viola a Montelupone nel cratere del sisma del Centro Italia. «I Piccoli comuni producono il 92% dei prodotti tipici – ha detto il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – e dalla valorizzazione di questi tesori enogastronomici dipendono molte delle opportunità di lavoro dei 3,9 milioni di giovani under 40 che hanno scelto di non abbandonare gli antichi borghi». Nella legge di bilancio, per supportare i territori di produzione del cibo di qualità, arrivano i distretti del cibo. «Vogliamo dare strumenti nuovi di promozione e programmazione territoriale – sottolinea il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina – che guarda soprattutto alle aree interne e ai piccoli comuni, che possono formare distretti, aggregarsi e essere più forti».

Una buona premessa al 2018, proclamato “Anno nazionale del cibo italiano nel mondo” su iniziativa dei ministri Martina e Franceschini. «Il cibo italiano – ha detto il ministro dei Beni Culturali e del Turismo Dario Franceschini – è un pezzo profondo del nostro Dna. Nella mia città, Ferrara, il Castello Estense è importante quanto la Salama di Sugo. E nel passaggio tra cappelletto e tortellino ci sono migliaia di varianti in ogni comune che sono identità culturali locali. Il 2018 Anno nazionale del cibo vuole raccontare tutto questo». L’Anno nazionale del cibo per il ministro Martina, «è una partita che ci giochiamo all’insegna della modernità su una questione che è politica per il Paese. Dobbiamo lavorare sulle tre A: Agroalimentare, Ambiente, Alimentazione; ciò significa stare nella globalizzazione senza omologazione» ha precisato il ministro. Se il futuro si gioca nell’intreccio virtuoso tra Agricoltura, Alimentazione e Ambiente, Treccani Gusto, progetto editoriale frutto di un accordo tra l’enciclopedia con la Fondazione Qualivita, vuole promuovere la cultura del cibo italiano nel mondo. Per l’europarlamentare Paolo De Castro, «è un segmento economico certificato con delle norme volute dall’Europa. Fuori dal mercato Ue siamo nudi; fondamentale è perciò la legittimazione culturale delle Dop e Igp che ci dà la forza per vincere una battaglia di identità che è anche economica».

Articolo tratto da LaSicilia.it

09 Gen 2018

Agricoltura: in Sicilia è allarme prezzi, ortofrutta ai minimi storici

Palermo, 16 gen. (AdnKronos) – Crollano i prezzi di frutta e verdura in Sicilia. A lanciare l’allarme è l’assessore regionale al ramo Edy Bandiera al termine di un incontro con il sindaco di Vittoria (Ragusa) Giovanni Moscato e alcuni movimenti di agricoltori ortofrutticoli siciliani. All’origine del crollo dei prezzi, le alte temperature in serra che da un lato hanno accelerato la maturazione di frutta e verdura, con la conseguenza che sui mercati si sono riversati una grande quantità di prodotti, dall’altro hanno fortemente limitato il consumo di prodotti tipicamente invernali. A questo si somma l’import di frutta e verdura, a basso costo, proveniente da altri Paesi.

Il problema interessa un po’ tutte le specie ortofrutticole del periodo, dalle melanzane e cetrioli, che si vendono a 15 o 20 centesimi, ai carciofi. “Raccolto il grido d’allarme -sottolinea Bandiera- stiamo agendo su due fronti paralleli: da un lato attraverso la grande distribuzione con la quale abbiamo immediatamente avviato un’interlocuzione al fine di trovare un’intesa che possa stimolare i consumi e limitare la stagnazione del mercato che si registra post feste natalizie, dall’altro alzando il livello di attenzione e dei controlli sui prodotti in entrata”.

Tratto da LiberoQuotidiano.it